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Orsara di Puglia 04_06_2023

Nel dibattito pubblico dilaga il tema di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il focus è soprattutto sugli investimenti, sulle aperture dei cantieri e sulle scadenze. Si parla meno della trasformazione in atto e delle sue conseguenze.

L’auspicio è che il Pnrr possa davvero contribuire a cambiare il nostro Paese e a migliorare molti dei suoi processi. Tuttavia, come in ogni percorso di innovazione tecnologica, il pericolo è quello di una trasformazione che porti l’uomo a essere governato dalle tecnologie, piuttosto che a governarle. Il processo di digitalizzazione implica profondi cambiamenti nella società e nel mondo del lavoro. È importante che queste trasformazioni siano adeguatamente gestite, in modo da evitare effetti negativi come l’allargarsi del digital divide. Oggi la disponibilità delle tecnologie è molto diffusa, ma non altrettanto la cultura e le competenze per utilizzarle in modo corretto. Abbiamo vissuto un’anticipazione di questa problematica con l’adozione della didattica a distanza (Dad) e le difficoltà di insegnanti e studenti. Il percorso di innovazione e trasformazione digitale è meno agevole per un Paese come il nostro che ha una popolazione che invecchia rapidamente e avrà maggiori difficoltà nell’usare le nuove tecnologie digitali. Anche in assenza di digital divide, un altro rischio è la generazione di quel fenomeno che sono solito chiamare human divide. Il tema è ben sintetizzato dall’economista francese Daniel Cohen nella definizione di Homo Numericus: un uomo sempre più attento e fiducioso nei dati, ma sempre più dipendente dalle tecnologie digitali ed emotivamente povero, oltre che isolato a causa della crescente complessità nel creare relazioni. Condizione che Cohen chiama«disumanizzazione delle relazioni sociali».

In qualsiasi percorso di innovazione digitale la trasformazione richiede un’adeguata crescita delle competenze. Non è sufficiente avere tecnologie abilitanti, se non sono accompagnate a una cultura abilitante per l’utilizzo delle stesse. A maggior ragione questo vale per un sistema complesso come quello di un intero Paese. Soltanto se saremo capaci di sviluppare questa cultura diffusa e queste competenze, l’accelerazione prodotta dal Pnrr creerà un valore sostenibile e sarà efficace e inclusiva. È fondamentale mettere la persona al centro motivandola con la formazione, l’approfondimento e la condivisione della conoscenza. In questo senso, un approccio lungimirante è quello del Giappone, che dal 2016 ha posto come parte centrale della propria strategia nazionale il concetto di Society 5.0: una società moderna e “super intelligente” in grado di equilibrare la crescita economica, il progresso sociale e la protezione ambientale, utilizzando le tecnologie per creare nuove forme di valore, migliorare la qualità della vita e promuovere l’inclusione sociale. Dott. Anna Terlizzi.

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